[9] Tum Cotta "Quam simile istud sit", inquit, "tu videris. Nam ego neque in causis, si quid est evidens, de quo inter omnis conveniat, argumentari soleo -- perspicuitas enim argumentatione elevatur -- nec, si id facerem in causis forensibus, idem facerem in hac suptilitate sermonis. Cur coniveres autem altero oculo, causa non esset, cum idem optutus esset amborum et cum rerum natura, quam tu sapientem esse vis, duo lumina ab animo ad oculos perforata nos habere voluisset. Sed quia non confidebas tam esse id perspicuum, quam tu velis, propterea multis argumentis deos esse docere voluisti. Mihi enim unum sat erat, ita nobis maioris nostros tradidisse. Sed tu auctoritates contemnis, ratione pugnas;
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9. E Cotta: ? Fino a che punto sia valido il paragone spetta a te determinarlo. Per quanto mi concerne non ? mia
abitudine accumulare prove per dimostrare una verit? evidente sulla quale tutti convengono (la chiarezza si offusca col troppo argomentare) e anche nel caso che mi comportassi cosi nelle cause forensi, mi guarderei bene dal fare altrettanto
in una questione cos? delicata.
Non vi sarebbe alcuna vera ragione di chiudere un occhio dal momento che entrambi hanno lo stesso campo di
visione e la natura, che tu consideri saggia, ha voluto che gli occhi fossero per l'anima come due finestre aperte.
Sull'esistenza degli d?i invece tu hai accumulato prove su prove perch? non eri ben convinto che questa verit? fosse
evidente come tu avresti voluto. Per me un unico argomento sarebbe stato sufficiente: la tradizione dei nostri padri. Ma
tu disprezzi l'autorit? e combatti le tue battaglie con la ragione;
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